Due istantanee dal fronte.
Prima istantanea
La lama è affilata, il coltello robusto e comodo da impugnare, la vittima giace impotente, il fendente scende implacabile. Shanghai, un pomeriggio di un umido giorno di maggio, in fondo ad un vicolo della fu concessione francese.
No, non è il resoconto di un omicidio. Mi sono iscritto ad un corso di cucina cinese, quattro lezioni, gran maestro e cerimoniere Huang Huazheng, quattro adepti, nello specifico un’australiana, una giapponese , un francese e un italiano, come nelle barzellette. La cucina, teatro del mio debutto sul proscenio dei fornelli orientali, è incastrata fra platani e graziose casupole con tetto a falda. Neanche il tempo di entrare e già mi trovo con grembiule blu, ciotola, coltello e coscia di pollo da macellare con inaudita ferocia. Huang è piuttosto giovane, avrà vent’anni, ma ne sa già una più del diavolo. L’australiana sembra sappia dire una sola parola, “lovely!” (da pronunciare con voce stridula e tono entusiasto), ed ha così definito anche l’imbarazzata coscia di pollo, che per l’occasione è arrossita. La giapponese è piuttosto abile con le lame, si spera non giunga con una katana la prossima volta.
La prima lezione prevede tre piatti della cucina shanghainese, nell’ordine Ju gu jiang (pollo in salsa di soia), Xia ren dou fu ( tofu con gamberi e piselli), Hongshaodudang (pesce non identificabile, simile al merluzzo direi, con salsa di soia, un po’ diversa dalla precedente). Per chi non lo sapesse il tofu è uno dei pilastri della cucina cinese, è fatto con legumi, e può assumere forme, colori e consistenze molto diverse fra loro. Al momento ne ho provati almeno dieci tipi differenti.
Nel complesso me la sono cavata abbastanza bene, a volte è un po’ difficile districarsi fra le diverse salse e ricordarsi l’ordine corretto in cui versarle nella wok (padella cinese) sfrigolante, e Huang minacciava implacabili punizioni corporali in caso di errore. Per dare un’idea, gli ingredienti per il pesce sono, oltre alla polpa del branchiato animale, zenzero, erba cipollina, salsa di soia scura (serve più per dare colore), salsa di soia chiara (molto salata), salsa hoisin (consistenza densa, non ho ancora capito come la facciano, forse funghi…), zucchero, vino da cottura cinese, sale, pepe nero, farina, olio di sesamo, aceto cinese.
Comunque, prima regola, friggere quando la wok emette un leggero fumo e l’olio è a temperatura consona. Seconda, l’aceto cinese e l'olio di sesamo sempre alla fine, in quanto piuttosto volatili. Terza, lo zenzero si taglia a forma di rombo, che fa più chic. Quarta, trattare il tofu (che ha la consistenza di un budino in questo caso) con grande delicatezza ed accortezza, pena lo squagliamento del suddetto e le pernacchie e frustate di Huang.
Prossima lezione, se ho ben capito, piccante cucina sichuanese. Previsti peperoncini, fuoco e fiamme.
Seconda istantanea
La seduta è comoda, fuori è buio, un po’ di sonnolenza, le immagini incalzanti scorrono con ritmo sostenuto. Shanghai, una notte di una fresca serata di maggio, dalle parti di Bejing lu.
No, non sono al cinema. Sono su un taxi, ho appena finito di cenare da Silvia e Nicola, sto tornando verso il placido campus. Qui a Shanghai alcuni taxi hanno nel poggiatesta del sedile del passeggero anteriore uno schermo delle stesse dimensioni di quelli che si trovano orami in molti aerei. Stavo pensando a tutt’altro, quand’ecco che dopo la rituale cantilena che sponsorizza un numero per la prenotazione di bar e ristoranti, lo schermo si accende e cattura la mia attenzione. Quello che va in onda dà un idea abbastanza precisa della pervasività e dell’insistenza con cui la megalopoli conduce la campagna mediatica per comunicare di sé l’immagine di una moderna world city. Negli ultimi anni solo a Barcellona ho visto una simile attenzione e cura verso la comunicazione e il branding della città.
Dunque, torniamo al video: titolo “Taxi people”, poi schermata nera, una linea bianca disegna la silhouhette dei grattacieli di Pudong, parte con ritmo e musica martellanti una carrellata di immagini di sfilate di moda, della godereccia e disinibita gioventù cinese e occidentale che frequenta i locali notturni più rinomati, diligentemente elencati, poi l’attenzione si sposta sulle vie alberate dell’ex concessione francese. Da qui ci si sposta a sud-est, proprio nell’area in cui si terrà l’expo e che ho visitato qualche settimana fa. All'orizzonte si scorgono le acciaierie ancora in attività, mentre in primo piano, in mezzo alla tabula rasa recentemente creata, alcuni bambini mostrano felici dei disegni colorati da loro realizzati con matite e pennarelli. Come nel noto film di Spielberg, lo sfondo è in bianco e nero, cupo, solo i bambini ed in particolare i disegni della città che immaginano sono colorati. Il messaggio è piuttosto chiaro: dopo l’Expo il futuro della città sarà radioso.
Poi si passa ad un negozio di moda ed accessori, due giovani intervistano coetanei, la telecamera si muove con il noto stile “mal di mare” ormai in voga da un po’ anche da noi. Ecco poi una serie di consigli su come agghindarsi per attirare l’attenzione, l’ammirazione e l’invidia dei concittadini alle feste e nelle occasioni mondane. Ad intervalli regolari partono degli stacchi con grafica astratta, molto comuni in canali televisivi come Mtv.
Pubblicità del sito enjoyshanghai. Classifica dei video musicali di successo, con veeejay d’ordinanza a presentare. A ruota segue un video che ricorda molto le riunioni carbonare che si svolgono nei salotti delle casalinghe, anche italiane, per presentare alcuni prodotti (tipo Tupperware etc.). Qui Allen e Cher, vestiti di tutto punto, mostrano le meraviglie degli ultimi prodotti cosmetici giunti da occidente. Una povera e malcapitata modella, a quanto pare loro amica, fa da cavia, e alla fine esce alquanto provata dalla sfiancante seduta estetica. L’uso di alcuni prodotti per la persona qui è ancora relativamente recente, ricordo ancora le sopracciglia inarcate e l’espressione fra il dubbioso e l’incuriosito quando qualche settimana fa chiedevo a ragazzi cinesi della mia età dove comprare un deodorante. In compenso ce ne sono altri a noi sconosciuti, come delle creme sbiancanti per il viso, di cui probabilmente Michael Jackson sarebbe un gran consumatore se vivesse qui.
Ancora uno spot dell’Expo, questa volta l’attenzione si sposta sulle attrazioni turistiche della città (i grattacieli, Xintiandi, la concessione francese, i ponti sullo Huangpu…), a cui l’area in trasformazione si andrà ad aggiungere. Nello blocco seguente una giovane presentatrice, a suo agio in una cucina dal design moderno ed essenziale, tiene una breve lezione di cucina. Ci si aspetterebbe qualche ricetta particolare, invece dopo qualche minuto il risultato è una macedonia di frutta con yogurt, da consumarsi a colazione. Questa è presentata in alternativa alla tradizionale colazione cinese, che molto spesso è un pasto quasi completo con latte e riso, cibi agrodolci e salati, verdure ed intingoli di ogni genere. Da qui il tutto riparte in loop.
I destinatari del video sono abbastanza chiari: i turisti e gli occidentali che vivono e lavorano qui e la nuova classe media cinese che sta trasformando radicalmente la città, sia dal punto di vista fisico che per quanto riguarda gli stili di vita e le abitudini quotidiane. Ogni occasione, anche un breve viaggio in taxi, è buona per inculcare il Nuovo Verbo. Lovely!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Bene, allora quando ci inviti a cena?
Sarebbe davvero lovely...
Dovrei tornare a Pechino...potrei pagarmi il viaggio in treno portandomi dietro wok e griglia, ed installando un baracchino sfrigolante e fumoso nel corridoio di una delle carrozze. Sicuramente straccerei la concorrenza che vende noodles istantanei, e me la gioco con le cucine del treno. Poi ho sempre l'asso nella manica: esotica cucina italiana! Faccio fare uno studio di fattibilità economica da una società apposita e poi vi faccio sapere.a meno che non torniate voi prima a clacsonville...
Chong (è il mio nome cinese,da me autoaffibbiatomi)
Nota: per chi non lo sapesse, molti cinesi, presumendo che gli occidentali non riescano a capire o pronunciare il loro nome, si scelgono un nome occidentale. oltre alle varie amenità che da questo derivano (ad esempio vi capiterà di stare al bar con un certo Rambo, finora il migliore dei nomi d'arte che abbia sentito), la cosa divertente è che a causa della pronuncia spesso scarsa, è molto più facile capire i nomi cinesi che quelli occidentali che si affibbiano.
Per la cronaca, e non lo sapevo prima, Chong esiste davvero come parola in mandarino, e significa insetti, quelli che volano mi pare.
Molto divertenti le espressioni che i cinesi fanno quando gli dico il mio nome cinese.
Posta un commento