domenica 24 giugno 2007

Quattordicesima missiva

Le città e il desiderio

Gianna

A Gianna, chi si intrattiene in lunghe passeggiate, balli e conversazioni incontra due città contemporanee ed inconciliabili, che si spintonano e si contendono l’attenzione continuamente. La prima è matura, esperta, sguaiata, malleabile, non ha contegno nel mostrare le sue intime azioni quotidiane, sceglie i vestiti dall’armadio secondo bislacche ed imperscrutabili logiche prima di uscire, è ospitale, offre rifugio e soddisfazione ai diversi capricci e necessità. La seconda è giovane, orgogliosa, vanitosa, petulante, spigolosa, segue pedissequamente regole e codici di cui non conosce il significato, cammina stranita ed instabile su tacchi a spillo che non riesce ad ammansire, è civettuola ma imbarazzata nel momento dell’incertezza, è inevitabilmente spiazzata e nuda di fronte a comportamenti inconsueti.
Gli esperti consigliano di non intrattenersi a lungo con le due contemporaneamente, perché quando si incontrano la loro reazione è imprevedibile.


Le città e il nome

Pagura

Dopo aver viaggiato quattro giorni verso oriente, lo stupito viaggiatore scorge la sagoma inconfondibile di Pagura. La città, moderna versione di una leggendaria metropoli delle fertili pianure mediorientali, si avvita su se stessa a perdita d’occhio. Ciò che Pagura ha di particolare, e che le ha fatto guadagnare questo insolito appellativo, è che la città al suo interno è ormai vuota. Essa è fatta puramente del suo guscio di innumerevoli strade sopraelevate che si aggrovigliano fino a formare una solida concrezione, che la città vera e propria, come quegli animali che alacremente si costruiscono una casa attorno e dopo un po’ se ne vanno, ha ormai abbandonato al suo destino, scegliendo di spostarsi verso lande più attraenti. Molti dei suoi abitanti ancora non se ne sono accorti, e continuano imperterriti a sfidarsi e urtarsi in una lotta senza esclusione di colpi, alla ricerca dello svincolo che li porti alla casa che non riusciranno più a trovare.

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